Da circa un mese sono tornata nel favoloso mondo del lavoro: quel mondo in cui la sveglia suona alle 7 del mattino, hai solo un’ora per mangiare – la pausa pranzo – e la giornata finisce massimo alle 23:30, se il giorno dopo non vuoi essere uno zombie.
Detta così sembra più tragica di quanto non sia in realtà, perché invece sono davvero contenta e soddisfatta di ciò che sto facendo, delle persone con cui lo sto facendo e dei piccoli successi che sto ottenendo. Fine del momento cuoricioso.
Questo rientro ha portato con sé un problema che avevo rimosso, quello di cosa mangiare durante la sopracitata pausa pranzo: insomma, se non vuoi campare di panini, kebab e dire addio al tanto sudato equilibrio gastrointestinale, devi assolutamente inventarti qualcosa, e alla svelta.
Quando esci di casa alle 8:30 del mattino e ci torni circa 12 ore dopo, non è che hai proprio tutta questa forza e questa voglia di metterti a preparare il pranzo per il giorno dopo. Io a stento ho la voglia di prepararmi la cena, e credo saprai di che parlo. Ecco quindi dispiegarsi davanti ai miei occhi l’universo delle tavole calde, delle pizze da asporto e dei vecchi e cari negozi di alimentari di quartiere, soluzione senza dubbio più economica e spesso più gustosa. Garbatella – che è dove lavoro io – sotto questo punto di vista è davvero imbattibile.
Ma non di soli panini vive l’uomo, e famelica men che meno. Per ovviare a questo problema, il fato ha posto nel raggio di poche centinaia di metri dal mio ufficio un luogo in cui consumare una pausa pranzo variegata, gustosa e abbondante: L’Ambretta.
Eno- cibo- libroteca e anche teatro, L’Ambretta offre ai suoi ospiti della pausa pranzo un abbondante buffet senza soluzione di continuità per la modica – sul serio – somma di 8 euro, acqua inclusa. Una vera manna dal cielo, soprattutto considerando la possibilità di riempire il piatto un numero teoricamente infinito di volte. Io faccio sempre il bis, perché a fare il tris un po’ mi vergogno, ma anche perché la maggior parte delle volte mangio davvero bene, e quindi sono piuttosto soddisfatta.
Per esempio, una volta ho fatto il bis di un bel cous cous con verdure, cui poi ho aggiunto una non precisata quantità di patate al forno, dell’insalata capricciosa, qualche verdura grigliata, un paio di mozzarelline, orecchiette con le cime di rapa, un pezzo di frittata. 😛 E non era neanche tutto ciò che il menu offriva!
Se non di soli panini vive l’uomo, non vive neanche di soli buffet, anche se su questo mi mettete in crisi… All’Ambretta questo lo sanno, e per nutrire lo spirito oltre che il corpo, ai clienti viene data una tesserina con cui conteggiare i pasti consumati: ogni 5, un biglietto omaggio per il teatro, e io non vedo davvero l’ora di riempire la mia tessera! 🙂