Per quanto a lungo possa stare lontana da casa, ci sono luoghi che mi rimangono costantemente nel cuore; o – come in questo caso – nello stomaco. La pizzeria Grotta Azzurra, a Foggia, è senza dubbio uno di questi. E non sono certo l’unica a pensarla così.
Quando torno in patria sudista, cerco sempre di fare incetta di calorie tipiche: ove non arriva mia madre, suppliscono tutta una serie di posti e posticini che vado a visitare come in processione, per avere l’illusione che quel 31esimo compleanno non sia mai arrivato e tornare l’adolescente con gli anfibi che ero quando vivevo a Foggia.
Questa volta ho deciso di fare tappa alla pizzeria Grotta Azzurra, luogo storico della mia città.
Naturalmente, se non fossi riuscita a trascinare gli amici di una vita in questa avventura alimentare, l’amarcord non sarebbe stato completo e tutto avrebbe avuto un altro sapore. Per fortuna sono riuscita a reclutare ben due volontari, che hanno deciso di mettere al servizio della scienza le loro ben allenate mandibole.
Chiariamo subito una cosa: la pizzeria Grotta Azzurra non è una semplice pizzeria, né tantomeno un ristorante. Scordatevi menu chilometrici di pizze vegane impastate con farine dai nomi impronunciabili, e scordatevi pure l’ampio assortimento di birre artigianali prodotte con acqua di ghiacciai norvegesi microfiltrata dalle marmotte che confezionano la cioccolata. Tutto il menu è in sole due pagine, compresi antipasti, bibite e dolci. Quando si dice andare all’essenza delle cose.
Altrettanto essenziale è l’ambiente che ospita il locale. Qui è come se il tempo si fosse fermato: ma non è fatto apposta, non è vintage, è proprio così! Entrare nella pizzeria Grotta Azzurra apre una specie di portale nello spazio-tempo verso i favolosi anni Sessanta: un luogo sopravvissuto ai ritmi frenetici, a gestione familiare, caldo e accogliente come solo una casa sa essere.
Mi è sembrato quasi strano che ad accoglierci ci fosse un cameriere: spesso è il proprietario in persona, Vittorio, a prendere le ordinazioni degli ospiti perché lui è la Grotta Azzurra. Scegliamo come prima cosa le bibite, acqua e birra. Non ricordavo un particolare che mi fa sorridere: sul menu è scritta semplicemente la dimensione della bottiglia, non la marca della birra, e accanto c’è il prezzo. Mi aspetto una Peroni, arriva una Tuborg; poco male.
La scelta della pizza è anche più semplice: non essendoci fritti in grado di distrarmi – un’assenza notevole, ma assolutamente perdonabile considerando il luogo in cui mi trovo – basta concentrarsi su circa una decina di nomi e il gioco è fatto: campeggia su tutte una vera e propria gigante del gusto, la pizza Grotta Azzurra. Metà Margherita con gorgonzola, metà calzone con ricotta e salame. Devo aggiungere altro?
Io direi di no, credo che basti guardare questa foto per avere un’idea più precisa.
Ah, scusate. Tutto questo ben di Dio vi costerà appena dieci euro a persona. 😉
Quasi quasi vado a verificare di persona ? la fonte è attendibile, ma come dice il saggio, “fidarsi è bene non fidarsi è meglio”. Buona pizza ??a tutti.
Brava Filomena! Verifica e poi fammi sapere. 😉
Devo verificare questo ben di Dio con urgenza.
Ben detto, Antonella. Mi raccomando, poi fammi sapere com’è andata. 🙂
Madonnina del Carmine nuovo che appetenze
Eh, lo so… 😀
Ci sei mai stato, Sergio?
Quella fella non l’ho mai mangiata.
Io si…confermo…buonissima!
Una delle migliori mai mangiate!